le sezioni

 C.M.T.

le sezioni 

I campioni presenti in questa pagina sono tra i più significativi e interessanti delle diverse sezioni della nostra collezione. Questi sono solo alcuni esempi dei tanti pezzi che custodiamo e che speriamo possano attirare la vostra attenzione.

Questa sezione è in continuo aggiornamento vi invitiamo a consultarla spesso.

Legno fossile di Metasequoia

l legno fossile di Metasequoia offre uno degli esempi più affascinanti di conservazione paleobotanica. Questa specie, appartenente alla famiglia delle Cupressaceae, è nota sia per la sua straordinaria storia evolutiva che per le sue caratteristiche uniche di fossilizzazione. Sebbene sia stato considerato estinto fino al 1946, il legno fossile di Metasequoia fornisce un'importante finestra sulla biodiversità del passato e sulla storia ecologica della Terra.

Metasequoia è un albero conifero che originariamente era diffuso in Asia e in Nord America e poco in Europa da dove provine in nostro campione più precisamente dalla Germania durante il Cenozoico, un'epoca che abbraccia circa 65 milioni di anni fa fino al presente. I fossili di Metasequoia sono stati trovati in depositi di sedimenti che risalgono a vari periodi geologici, inclusi il Miocene e il Pliocene. 

Il legno fossile di Metasequoia si forma attraverso un processo di fossilizzazione che coinvolge la mineralizzazione del legno originale. In questo processo, il legno viene sepolto in sedimenti ricchi di minerali, e nel corso di milioni di anni, la materia organica viene sostituita da minerali come la silice. Questo processo preserva la struttura cellulare del legno, inclusi i dettagli anatomici come le fibre e i vasi, il campione qua presentato non è completamente fossilizzato e presenta sia caratteristiche molto rare come i cristalli sulla sua intera superficie ma sotto possiede ancora la sua corteccia fibrosa che ha ancora la struttura del legno.

Geminato di Gesso


ll geminato di gesso rappresenta una particolare configurazione cristallina del gesso, un minerale noto per la sua composizione chimica di solfato di calcio bi-idrato (CaSO₄·2H₂O). Questo fenomeno si verifica quando due o più cristalli di gesso crescono insieme in un rapporto simmetrico, unendosi lungo piani specifici della struttura cristallina. La geminazione è un processo affascinante che rivela la complessità della crescita cristallina e offre spunti significativi per lo studio della cristallografia e della mineralogia.

Il gesso è un minerale che cristallizza nel sistema monoclino, generalmente formando cristalli tabulari o prismatici. Tuttavia, quando si verifica la geminazione, i cristalli possono assumere forme che risultano esteticamente uniche. Tra le configurazioni di geminato più note, troviamo la "geminazione a coda di rondine", che si può riscontrare i questo campione dove due cristalli di gesso si intersecano formando una struttura simile alle ali di una rondine.

Queste formazioni cristalline si originano prevalentemente in ambienti sedimentari, in particolare in zone aride o semi-aride dove l'evaporazione dell'acqua ricca di solfati porta alla precipitazione del gesso. Tali ambienti includono bacini lacustri evaporitici, cavità saline e lagune evaporitiche, dove i processi di cristallizzazione si svolgono nel corso di lunghi periodi geologici. I cristalli geminati di gesso sono spesso traslucidi o trasparenti, con colori che variano dal bianco al grigio, anche se possono presentare sfumature rosate, giallastre o brune, dovute alla presenza di impurità come ossidi di ferro o inclusioni di argilla tutti questi elementi sono bel riconoscibili nel nostro esemplare.

il nostro campione misura 35x15cm e proviene dalla Grecia


Argonauta

L'argonauta ottiene il nome da linneo. La conchiglia del polpo argonauta è una delle caratteristiche più distintive di questo cefalopode, rappresentando un affascinante esempio di adattamento evolutivo e innovazione biologica. A differenza di altri cefalopodi, come calamari e seppie, privi di conchiglia, l'argonauta possiede una struttura esterna calcareo-proteica che gioca un ruolo cruciale nella sua ecologia e comportamento.

La conchiglia dell'argonauta, composta principalmente da carbonato di calcio sotto forma di aragonite, è caratterizzata da una struttura a spirale relativamente sottile. La superficie interna della conchiglia è rivestita da una membrana organica che facilita la crescita e offre protezione aggiuntiva agli organi molli dell'argonauta.

Una delle funzioni principali della conchiglia è facilitare la galleggiabilità. L'argonauta utilizza la sua conchiglia come un galleggiante naturale, regolando il volume di acqua al suo interno per mantenere una posizione stabile e manovrare con efficienza in ambienti marini pelagici. 

Inoltre, la conchiglia offre una protezione preziosa contro i predatori. Sebbene non sia robusta come quelle di altri molluschi, essa funge da barriera fisica che permette all'argonauta di rifugiarsi al suo interno quando minacciato. Un'altra funzione cruciale della conchiglia è il suo ruolo nella riproduzione: durante la deposizione delle uova, la femmina utilizza la conchiglia come nido, garantendo un ambiente sicuro per lo sviluppo delle larve fino alla schiusa.

Ammonite Arietites

ll campione in nostro possesso rappresenta un esemplare notevole del genere Arietites, rinvenuto nella formazione Lias di Holtzmabeu, Germania. Questo fossile, che misura circa 35 x 30 cm, è conservato in una matrice di roccia scura, quasi nera, che conferisce al campione un aspetto imponente e distintivo.

La conchiglia dell'ammonite è ben conservata e presenta una spirale evoluta con un diametro di circa 35 cm. La roccia circostante, di un nero profondo e uniforme, esalta i dettagli della superficie della conchiglia, mettendo in risalto le caratteristiche ornamentali e strutturali dell'ammonite.

Il campione mostra una forma subglobosa, tipica del genere Arietites, con una curvatura regolare e una spirale ben definita. La superficie della conchiglia è caratterizzata da coste prominenti che si estendono lungo l'intero perimetro. Queste coste sono particolarmente evidenti, offrendo una texture tattile e visiva che accentua la robustezza della conchiglia. La distribuzione delle coste appare uniforme, con ondulazioni e leggere ramificazioni che conferiscono al campione un aspetto complesso e ornamentale.

La sutura della conchiglia è ben visibile e presenta una struttura intricata, con lobature profonde che si intrecciano in un disegno dettagliato. Questa caratteristica morfologica è cruciale per l'identificazione della specie e riflette l'adattamento dell'ammonite al suo ambiente marino.

La roccia scura in cui il campione è inglobato non solo preserva bene il fossile, ma accentua anche i contrasti tra le coste e la matrice, migliorando la visibilità dei dettagli della conchiglia. 

Questo esemplare di Arietites non è solo un documento paleontologico prezioso, ma anche un magnifico esempio dell'arte naturale delle ammoniti del Giurassico Inferiore. La sua conservazione eccezionale e le sue caratteristiche distintive forniscono un'istantanea affascinante della fauna marina di quel periodo e offrono preziose informazioni per la datazione e la comprensione degli ambienti marini del passato.

Stella marina Astropecten

Le stelle di mare del genere Astropecten sono caratterizzate da una struttura a cinque braccia, si distinguono per il loro corpo centrale relativamente appiattito e per le braccia lunghe e sottili. 

Un aspetto particolarmente interessante del genere Astropecten è il loro sistema di locomozione. Le stelle di mare si muovono utilizzando i pedicelli ambulacrali, piccoli tubi che si estendono dalla superficie ventrale delle braccia. Questi pedicelli funzionano come veri e propri ventose, permettendo all'animale di ancorarsi al substrato e di camminare con una grazia sorprendente attraverso il fondale marino. Questa modalità di movimento è particolarmente efficace sui fondali sabbiosi, dove le Astropecten sono spesso avvistate mentre scavano o cercano cibo.

Sono predatori si nutrono principalmente di molluschi bivalvi e piccoli crostacei. 

Le stelle marine possiedono un sistema respiratorio unico chiamato sistema acquifero, attraverso il quale l'acqua circola per tutto il corpo. Nel nostro campione, che misura 60x55 cm, il sistema acquifero è particolarmente evidente. La madreporite, una valvola che regola l'ingresso dell'acqua nel sistema, è ben visibile grazie alla dimensione considerevole dell'esemplare. L'acqua entra attraverso la madreporite e si distribuisce in tutto il corpo della stella, assicurando il corretto funzionamento del sistema acquifero.

Kuphus polythalamius

Il campione qui presentato appartiene alla famiglia dei Teredinidae, uno dei campioni più particolari nella sezione di malacologia . Questo bivalvo, poco studiato sia nel passato che ai giorni nostri. Questo bivalvo vive in acque molto basse, dai 2 ai 5 metri di profondità. Viene rinvenuto in detriti di legno o nei sedimenti sabbiosi. 

Fino alla recente scoperta di esemplari viventi nelle Filippine, questa specie era nota solo attraverso pochi resti fossili e un solo campione rivenuto alla meta del 1930 anche se Linnaeus ne parla nel 1758. Si pensa che questa specie nasca nel legno e successivamente si sposti nella sabbia questo la rende molto comune in entrambi i fondali. Alcuni campioni sono stati trovati anche in Papua Nuova Guinea e nelle Isole Salomone sopratutto nelle foreste di mangrovie.

L'intero tubo è formato di calcare. La vongola gigante, la famosa Tridacna gigas, è generalmente considerata il più grande mollusco bivalvo, con un peso che può superare i 200 kg e una lunghezza che può raggiungere i 120 cm. Tuttavia, il Kuphus detiene il record per il bivalvo più lungo in termini di lunghezza. Un esemplare negli Stati Uniti ha raggiunto una lunghezza di 1.532 mm, rendendolo sicuramente più lungo, con un notevole margine di vantaggio rispetto ad altri bivalvi. Il nostro campione, invece, misura circa 90 cm.